Dal Caffè al Sorini

Poche bevande possono vantare il primato del caffè, non tanto per il gusto o per la quantità consumata, quanto per aver dato il loro nome ad un luogo.

Siamo infatti nel 1764 quando viene pubblicato il primo numero def CAFFÈ periodico voluto da Pietro Verri e dall'Accademia dei Pugni – un gruppo di bontemponi illuminati – oggi li definiremmo: "opinion maker".

Su tale foglio venivano riportate, ogni 10 giorni, le loro erudite discussioni che riguardavano i più disparati problemi del vivere quotidiano.

Proprio nel primo numero del "Caffè" (edito a Milano il primo giugno 1764) leggiamo l'esatta descrizione dell'ambiente creato da Demetrio di Citera, un greco installatosi a Milano dopo un lungo peregrinare: "che ha aperto una bottega addobbata con ricchezza ed eleganza somma. In essa bottega primieramente si beve un Caffè che merita il nome veramente di Caffè. Caffè vero verissimo di levante... in essa bottega ci sono comodi sedili, vi si respira un'aria sempre tiepida e profumata che consola: la notte è illuminata , cosicchè brilla in ogni parte l'iride negli specchi e nei cristalli sospesi intorno alle pareti... In essa bottega chi vuol leggere trova sempre i fogli di Novelle Politiche... in essa bottega chi vuol leggere trova per suo uso il Giornale Enciclopedico e l'estratto della Letteratura Europea e simili buone raccolte di novelle interessanti, le quali fanno che gli uomini che prima erano Romani, Genovesi o Lombardi, ora siano tutti presso a poco Europei" (se questo non è essere illuminati!) è proprio storia recentissima la firma della Costituzione Europea.

Sulla spinta di questa necessità di incontro e di cultura non salottiera e di maniera nacquero importanti caffè quali il Florian di Venezia, il Caffè Greco di Roma e il Pedrocchi di Padova.

Nella provincia continuavano invece ad essere presenti le locande e le osterie, luoghi sicuramente più antichi e popolari ma non circondati da quell'aurea culturale che contraddistingue il "Caffè".

Solo dopo la metà del XIX secolo il caffè trova la sua espansione come luogo di incontro dei notabili del luogo, e spesso oggi ricordiamo certi caffè associandoli a personaggi storici come il "Caffè dei portici" di Busseto dove, sul finire dell'ottocento, era facile incontrare Giuseppe Verdi.

Non sappiamo esattamente quando il "Caffè Grande" di Piazza Maggiore (ora Piazza Garibaldi) abbia aperto i battenti a Soresina tuttavia, ancor prima della gestione Sorini, si ha notizia dell'esistenza di questo locale.

Il "Caffè Sorini" diventa tale con la gestione assunta da Ottorino Sorini nel 1925 (atto notaio Antonio Bernardi del 20 maggio 1925 repertorio numero 6221/195) al quale va senza dubbio il merito di aver qualificato e portato, per quei tempi, il locale a livelli di eccellenza.

Nel 1990 assume la gestione la famiglia Mondani che continua poi dall'anno 2002 nelle persone di Carlo Mondani e Pierluigi (Gigi) Negroni attuali patron, che fanno del Caffè Sorini il punto di incontro anche dei gourmet locali che qui, in un ambiente d'altri tempi, possono trovarvi vini e liquori altamente selezionati e di grandissima qualità, oltre che specialità gastronomiche internazionali.

L'attenzione di Carlo per le "cose buone" lo ha portato a condividere con gli amici – clienti la gioia di scoprire nuovi gusti, tant'è che da alcuni anni organizza periodiche degustazioni.

L'internazionalizzazione del gusto convive comunque oggi con le tradizioni storiche del passato, infatti sulla piazzola antistante il Sorini si incontrano ancora oggi, al mercato del Lunedì, gli agricoltori e i commercianti per perpetuare quella "borsa di Sorini" cui già accennava l'avvocato C. M. Zanoncelli in un pamphlet in rima stampato nel 1930 dalla tipografia Mariani di Soresina e distribuito per raccogliere fondi per la Croce Rossa Italiana sezione di Soresina.

Quindi il caffè non è solo il luogo degli incontri, delle chiacchiere, del gioco delle carte e della lettura del giornale ma anche della solidarietà.

 

Alfredo Azzini